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L’esperienza drammatica vissuta dagli anziani nelle RSA, nelle case di riposo e nelle case famiglia durante la pandemia ripropone con forza il tema della domiciliarità e residenzialità degli anziani.

È oggi in discussione il ruolo delle RSA, come parte fondamentale del Servizio sanitario regionale, non come strutture che hanno come finalità principale quella della custodia dell’anziano ma quella di un’assistenza, a diversa intensità, rivolta a persone non autosufficienti in maniera permanente o temporanea, a seconda che il paziente sia affetto da una patologia cronica o acuta.

Lo Spi-Cgil ha sempre privilegiato nella definizione dei propri obiettivi: la necessità della permanenza della persona anziana nel proprio contesto ambientale e di vita anche nella fase in cui inizi a mancare un grado adeguato di autosufficienza.

E’ possibile, anche per una persona non più autosufficiente, permanere nel proprio ambiente familiare e di vita?  È realistico pensare che il ricovero in una RSA sia soltanto una soluzione transitoria, da perseguire soltanto quando sia effettivamente necessario per effettuare una terapia  che richiede un particolare grado di assistenza? E quali sono le condizioni per la realizzazione di questo obiettivo ambizioso che eviti di lasciare l’anziano e la sua famiglia da soli in questa scelta?

Lo Spi Cgil di Roma e del Lazio intende proporre alla Regione Lazio ed ai Comuni questo tema come obiettivo fondamentale dei prossimi piani di sociali di zona.

La proposta prevede un piano straordinario di investimenti per l’assistenza domiciliare degli anziani e delle persone parzialmente o totalmente non auto-sufficienti, da avviare entro il prossimo 31 luglio, termine stabilito dalla Regione per la revisione dei piani sociali di zona del 2020.