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Che la riforma costituzionale sia stata giudicata sbagliata dall’elettorato ormai è storia.

I giorni successivi al Referendum hanno portato un cambiamento del quadro di riferimento politico istituzionale del Paese con la nascita del Governo Gentiloni.

L’esito referendario ci consegna una crisi di Governo con sviluppi che non erano prevedibili, la definizione della legge di stabilità, ipotesi di riforma elettorale.

Un Paese diverso da quello della vigilia del voto.

La campagna referendaria è stata vissuta, anche nelle lacerazioni della sinistra, come una questione di vita o di morte, con toni accesi, una responsabilità di Renzi, che la ha ammessa. E un rancore che ha alimentato lo scontro. E una lacerazione a sinistra.

Il confronto sulla Costituzione è passato in secondo piano.

La Cgil è partita da una discussione tutta di merito con l’approvazione dell’ordine del giorno del C.D. Nazionale.

Per la Cgil l’obiettivo auspicabile di superare il bicameralismo perfetto, che chiediamo da tempo come organizzazione, per istituire una seconda camera delle ragioni e delle autonomie correggendo la criticità della riforma del 2001 si è tradotto in una centralizzazione eccessiva di poteri allo Stato e al Governo.
Con una riduzione della facoltà legislativa autonoma delle Regioni.

La Cgil ha sottolineato il rischio di rendere l’iter legislativo oggetto di contenziosi alla Corte Costituzionale con il moltiplicarsi di procedimenti a seconda della natura dei provvedimenti esaminati di volta in volta.

E inoltre il rischio, per le minoranze di un minore bilanciamento dei poteri di cui la Costituzione è garante.
Concentrazione dei poteri senza semplificazione con rischi per il processo democratico.

Per questi motivi di merito l’Assemblea Generale ha invitato a votare NO.
Fermo restando la libertà di posizioni individuali di iscritti e dirigenti su questioni costituzionali.

In termini generali si è sviluppato nella organizzazione un confronto di merito con toni di civiltà politica.

Ricordo a proposito la grande assemblea pubblica organizzata dallo Spi Nazionale a cui tanti di noi hanno partecipato.

L’esito del Referendum, imprevisto nelle dimensioni e le sue conseguenze politiche.
Sottolineano come si è scaricato nel voto, non solo il giudizio  sulla riforma costituzionale, ma anche la sofferenza della realtà del Paese,

Dai Giovani, al Sud, alle Periferie romane per parlare di noi.

Nel voto oltre al patriottismo costituzionale si è espresso il disagio sociale di una società in crisi e si è perso a sinistra senza recuperare nel centrodestra!!
Del resto segnali forti di insoddisfazione del Paese si erano già verificati nelle due ultime tornate amministrative.
E ad esempio il voto a Roma definisce confini tra centro e periferie con la stessa geografia delle ultime comunali.

La lettura del chi ha perso? Chi ha vinto? È non solo la lettura di una antropologia politica (campi che si ridefiniscono e che riguardano significato, valore, appartenenza).

E’ soprattutto una lettura di una sofferenza sociale quella che si esprime, legata alle politiche di austerità, a questo lungo tunnel che chiamiamo crisi, al tasso di disoccupazione giovanile, alla crescita ferma.

Alla povertà, al timore per il futuro, per il domani.

La disuguaglianza è la vera distorsione del  sistema democratico.

Ne vediamo gli effetti in Europa, ne vediamo gli effetti nel nostro Paese.

Il divario tra ricchi e poveri ci ripropone oggi il tema di cosa sia la democrazia che si confronta in Europa con Governi che cambiano ma che sono vincolati poi alle stesse politiche.

Un sistema Europa dove la distorsione del sistema democratico è la disuguaglianza.

La legge di bilancio approvata con procedure di urgenza ha significato la conferma degli impegni presi dal Governo sulle pensioni e nella gestione del post terremoto.

E’ stato un bene rispondendo ad un indirizzo dato dal Presidente della Repubblica.

Restano problemi rilevantissimi come i rinnovi dei contratti nazionali dei pubblici per restare a temi strettamente sindacali o l’intervento sul socio-sanitario sull’ILVA, con le emergenze legate alla tenuta del sistema bancario dopo la bocciatura dell’allungamento dei tempi per l’aumento di capitale dell’istituto bancario più antico del mondo.

Per questi motivi le elezioni anticipate con l’attuale legge elettorale sono state giudicate dalla Cgil come una fuga in avanti.

Si è aperta quindi una crisi al buio non guidata da una chiara indicazione elettorale.
Per questo, il ruolo del Presidente della Repubblica è stato determinante.
Riserva nell’accettare le dimissioni, rinvio alle Camere incarico pieno al nuovo Governo, Governo Politico, Governo Tecnico, Governo del Presidente, Governo Istituzionale.

Sono i termini che hanno definito il glossario politico per una settimana.

Per questi motivi il Segretario Generale dello Spi Nazionale ha richiesto uno sforzo per tenere unito il Paese e soluzioni credibili, richiamando il ruolo delle forze sociali in un quadro di responsabilità.

La nostra Organizzazione ha ora un percorso di grande mobilitazione e di visibilità dopo il giudizio di ammissibilità dei tre Referendum, che abbiamo promosso, da parte della cassazione.

L’ultimo parere spetta alla Corte Costituzionale, con il voto, che si dovrebbe esprimere a primavera 2017.

Il futuro Governo dovrà entro  sei mesi fissare la data della consultazione.

Abrogazione, disposizioni in materia di licenziamenti illegittimi, abrogazione del lavoro accessorio (voucher) abrogazione delle disposizioni limitative della responsabilità solidale in materia di appalti.

Come sappiamo, il primo quesito ha come obiettivo la norma che liberalizza i licenziamenti economici per tornare alle tutele della Legge 300.

Oggi il reintegro è negato, salvo licenziamenti per motivi discriminatori o per alcuni casi disciplinari. Se l’azienda è in crisi e la procedura è economica non c’è riammissione.

Sui vouchers il tema è il contrasto alla precarietà.

Sugli appalti si tratta di abrogare le norme introdotte dalla Fornero, sulla responsabilità di chi appalta in caso di violazione dei diritti dei lavoratori commessi dalle ditte.

Il tema è in generale il valore del lavoro.

La Cgil accompagnerà quindi con un grande protagonismo un periodo che si annuncia intenso e impegnativo per tutta la Organizzazione.

Inoltre la Carta dei Diritti Universali del lavoro rappresenta l’occasione per attuare una parte fondamentale della Costituzione con riferimento al tema del lavoro, della rappresentanza sociale e dei diritti di cittadinanza.

La Carta dei Diritti Universali del Lavoro ha in se principi che hanno valore di rango istituzionale e questioni che hanno una effettività per quanto riguarda CCNL e  disciplina dei licenziamenti e l’attuazione degli articoli 39 e 46 della costituzione.
Ci proponiamo insomma la costruzione di una riforma organica che riscrive il diritto del lavoro, rispondendo a quanto è avvenuto negli ultimi venti anni.

Ridefinire il valore sociale del lavoro con:

  1. Risposte alla destrutturazione del mercato del lavoro e ridefinizione del rapporto tra lavoro e impresa.
  2. Funzioni e titolarità delle OO.SS.
  3. Tutele nella disciplina dei licenziamenti.

Una idea di ridefinizione del mondo del lavoro inclusiva. Un aggiornamento, la manutenzione e la riscrittura della legge 300. La traduzione in legge degli accordi interconfederali su democrazia e rappresentanza. Cancellazione dell’articolo 8 della legge 138 per restituire efficacia alla contrattazione. Un modello di partecipazione e di democrazia economica.

Piano del lavoro, accordi su democrazia e rappresentanza, accordo sulle relazioni industriali con CISL e UIL. Con lo Statuto si completa un percorso.

Una operazione culturale di cambiamento. Una scelta sindacale anti ciclica sui diritti. Una scelta confederale di rappresentanza generale dei lavoratori.

Svilupperemo iniziative specifiche e di mobilitazione come Spi di Roma e del Lazio, in questo percorso che parla anche alla sinistra politica e sociale del Paese su un tema, quello del lavoro, che dobbiamo porre al centro dell’agenda politica del Paese, a cominciare dal rapporto con il nuovo Esecutivo.

Sono apparsi nel dibattito pre-referendario articoli e suggestioni su quello che è stato definito il ritorno del Sindacato. Rinnovo del CCNL dei meccanici, intesa dopo sette anni per i contratti pubblici che dovrà impegnare il nuovo Esecutivo, la riforma del modello di negoziazione nei settori dell’artigianato e del commercio, sembrano segnare un nuovo inizio per le relazioni industriali con un Sindacato che  fa il suo mestiere: gli accordi.

Del resto il capitalismo italiano, che ha fatto per anni lo sciopero degli investimenti, ha bisogno di darsi una identità per poter affrontare la globalizzazione.

Anche per questi motivi il nostro accordo sul sistema previdenziale, ha avuto il merito politico di sconfiggere una idea sul ruolo dei corpi intermedi.

Per questo sarà importante come si svilupperà la seconda fase del confronto e voglio sottolineare con orgoglio come nel Lazio stiamo sviluppando una campagna assembleare vasta, partecipata, unitaria.

Lo Spi ha svolto un ruolo importante con la Cgil in una fase difficile della Repubblica.

Unire il Paese e non dividerlo, ridare protagonismo al ruolo delle parti sociali, esercitare il ruolo di tutela legandolo strettamente al tema della rappresentanza. Per questi motivi anche a Roma e nel Lazio dovremo rilanciare un nostro protagonismo a cominciare da una stagione di contrattazione sociale, che deve ridefinire il ruolo della Cgil nella nuova condizione territoriale e sociale.

Penso ad un protagonismo delle leghe dopo il percorso anche formativo che abbiamo compiuto nel corso dell’anno.

Contrattazione sociale che non possiamo più pensare, con gli scarsi risultati che ci ha consegnato, legata ad un rapporto istituzionale e formale con le istituzioni.

Gli interventi che come Spi stiamo delineando rispetto alla ricostruzione sociale del territorio dopo il terremoto vanno in questa direzione. Una ricostruzione che eviti l’isolamento dell’area interessata al terremoto o il suo abbandono. Per questo siamo  e dovremo continuare ad esserlo, attori di socialità. Costruttori di comunità.
Ma il tema del nostro ruolo non può limitarsi alle fasi della emergenza.
Dovremo assumere anche sulla contrattazione sociale l’indicazione forte che ci viene dall’assemblea nazionale Donne di Verona. Occupandoci sempre di più del lavoro di cura, del benessere e degli stili di vita, del tema della violenza contro le donne e gli anziani, della medicina di genere rispetto alle politiche socio sanitarie, della memoria, dei rapporti intergenerazionali, degli sportelli sociali, dei diritti inespressi anche in un ottica di genere.

Diventare sindacalisti di quartiere, di zona, recuperare con un nuovo protagonismo difficoltà e crisi che abbiamo anche in noi.

Esercitare il ruolo di tutela e di rappresentanza.

Esprimere una idea e lavorare su di essa anche dipingendola su un muro. Definire una presenza sociale dello Spi. Fare sindacato raccogliendo domande, bisogni, per rappresentarli. Sviluppare tutele collettive come attori dei territori, sviluppare il lavoro che lega i diritti previdenziali e sociali con la tutela sindacale individuale. Un Sindacato che non aspetta ma chiama il pensionato e la presa incarico dei suoi problemi.

Dovremmo rispetto a questo anche accompagnare come categoria il percorso di riordino del sistema servizi così come deciso nell’ultimo Comitato Direttivo della Cgil di Roma e del Lazio.

Lo Spi a Roma e nel Lazio deve proporsi con un nuovo protagonismo territoriale.

Poi vanno bene gli accordi realizzati a livello Regionale con l’Anci Lazio che definiscono una cornice importante per poter sviluppare la  contrattazione sociale nei territori, l’accordo con la Regione Lazio realizzato sulla abolizione dei super tickets sanitari e regionali e che apre una fase di confronto sulla programmazione sanitaria regionale, liste di attesa, case della salute, appalti.

A proposito il 15 abbiamo avuto come Spi Fnp e Uilp la convocazione da parte della cabina di regia della Regione Lazio sul tema delle case della salute. Cercheremo di definire un accordo su un tema che tante volte abbiamo affrontato e che è presente in tutte le occasioni di incontro che abbiamo con la nostra gente.

Poi va bene riflettere e lo faremo sul tema delle periferie romane, sul nostro ruolo nella capitale, sulla nostra rappresentanza. Su quello che possiamo esprimere difronte ad una domanda sociale che sta al degrado della Capitale. E che non trova se stessa e rischia di smarrirsi nella solitudine, nell’angoscia della quotidianità , nell’abbandono di chi è più esposto, più solo, più povero.

Nel ruolo irrisolto del Governo della Capitale.

Ragionare su una regione su una città la sua complessità.

Perché il  Sindacato deve aprirsi sulla città anche e soprattutto quando c’è un vuoto politico .
Perché oggi manca la politica .

Se politica significa costruire la città dal basso, coinvolgere i cittadini, farli sentire protagonisti del cambiamento: comunità.
Questa politica manca

Va tutto bene ma l’augurio con cui voglio concludere, che faccio a voi care compagne e compagni, per l’anno che si annuncia è ancora come ci misureremo e come ci trasformeremo e se saremo capaci di farlo uscendo dalle nostre sedi per riconsegnare al sindacato che rappresentiamo, a partire dalle leghe il ruolo che deve assumere nei territori, nella proposta, nella iniziativa sociale con un nuovo protagonismo e l’orgoglio, in un passaggio complesso della repubblica del nostro ruolo, dei nostri valori, della nostra rappresentanza.