La CGIL sui nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e aumento dei ticket in sanità.
La Cgil ha pubblicato nei giorni scorsi una scheda sui nuovi LEA.
La scheda contiene in premessa una valutazione d’insieme (che avevamo già anticipato a luglio 2016), quindi seguono dodici pagine dì illustrazione e commento del Decreto e degli Allegati che compongono l’intero provvedimento.
Nella scheda, tra le tante questioni affrontate, c’è anche la segnalazione circa l’aumento delle entrate da ticket nell’assistenza specialistica ambulatoriale per 60,4 milioni, dovuto all’introduzione di nuove prestazioni (valore 42,3 milioni) e al trasferimento di prestazioni dal day hospital e dal daysurgery all’ambulatorio (valore 18,1 milioni).
La stima sul valore dei “maggiori ticket” non è della Cgil, è contenuta nella Relazione tecnica del Ministero della Salute che accompagna il provvedimento sui Lea, dove è anche illustrata in una tabella a pagina 22. Per queste ragioni la smentita del Ministro Lorenzin è davvero incomprensibile.
Peraltro la Cgil ha considerato l’aggiornamento dei Lea come “necessario e condivisibile” ma ha anche avvertito che dopo anni di tagli “Se non si mette in sicurezza il finanziamento del SSN, l’aggiornamento dei Lea proposto rischia di essere un provvedimento velleitario”. Vedremo ora se il finanziamento del SSN che la nuova legge di stabilità deve fissare risponderà a questa preoccupazione.
Inoltre, e soprattutto, da tempo la Cgil rivendica un exit strategy dal sistema dei ticket, considerandolo iniquo e controproducente, a partire dall’abolizione del super ticket sulle ricette. E quindi nello specifico del provvedimento sui nuovi Lea, la Cgil ha stigmatizzato in particolare il fatto che lo spostamento di alcune prestazioni dal day hospital e dal daysurgery all’ambulatorio (pur motivato da giuste ragioni di appropriatezza) comporti per i cittadini il pagamento dei un ticket che in ambito ospedaliero non era richiesto.
Per questo il Ministro farebbe bene a dichiarare se e come intende affrontare la questione ticket, di fronte a milioni di italiani che rinunciano alle cure per ragioni economiche, come segnala l’Istat.